Palestine "Graffiti"

(La Spirale dell'Odio)
“graffiti”, come rappresentazione simbolica di comunicazione urbana, disegni, segni, manifesti murali di denuncia, atti di protesta politica; graffiti, come memoria, codice distintivo (tag) di un tema e di un arco storico temporale della vita di un popolo;

“graffiti”, come immagini, murales, street art, realizzati da grandi autori come Banksy o Cakes Stencils, che interpretano artisticamente lo stesso tag;

“graffiti”, come rappresentazione della sofferenza, dei dolori del corpo e dell’anima, incisi come solchi e cicatrici indelebili nelle carni e nella memoria collettiva di una terra e della sua gente;

“graffiti”, come stati d’animo collettivi di una comunità, espressi con i segni di una quotidianità sofferta, fatta di filo spinato, luoghi, gesti, sguardi, espressioni, comportamenti, di uomini, donne e bambini, incisi come graffi, nella memoria di chi ha calpestato quella terra;

“graffiti”, come graffi di luce, ombre, macchie di colore, sparati ed impressi sul sensore di una macchina fotografica, che raccontano frammenti di “storie di vita”, per conservarne la memoria;

“graffiti”, come le foto di questo progetto che, attraverso la ripresa di luoghi, persone, momenti e scene di vita quotidiana, cercano di restituire atmosfere, sensazioni, suggestioni e colori dei sentimenti di un Popolo: paura, disperazione, rabbia, odio, ribellione, rassegnazione, dignità, orgoglio. Ma anche speranza in un futuro dove il ricordo e le testimonianze di una vita passata fatta di pace, sicurezza e felicità, possa tornare ad essere realtà, da vivere al presente.

Video progetto fotografico:
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